NOME BOTANICO: Laurus nobilis L.
FAMIGLIA: Lauraceae
NOME DIALETTALE: lauro
INGLESE: Laurel
Etimologia. Dal latino “laudare”, lodare, per le numerose proprietà; “nobilis” illustre, famoso.
Caratteri botanici e biologia. E’ un albero sempreverde che può raggiungere notevole sviluppo, anche 15-20 m, ma nei giardini è per lo più coltivato come arbusto o siepe. Le foglie hanno picciolo breve, lembo coriaceo, glabro, rigido, lanceolato, di colore verde lucido sulla pagina superiore, opaco su quella inferiore. E’ una pianta dioica (fiori femminili e maschili portati su piante diverse) ed i fiori sono riuniti in ombrelle semplici, peduncolate, di colore giallo verdiccio, poste all’ascella delle foglie. Il frutto è una bacca di colore nero lucido con seme a tegumento papiraceo.
Organi della pianta utilizzati e principi attivi. Le foglie contengono un olio essenziale, che si presenta di color giallo pallido, costituito da cineolo, eucaliptolo, linalolo e terpinolo. Nelle drupe sono contenute sia un olio essenziale sia un olio grasso che contiene oleina, laurostearina e canfora con i quali si può preparare il cosiddetto “burro di lauro”, usato dalla tradizione popolare per i dolori reumatici e gottosi. L’olio è uno dei componenti del sapone di Aleppo, insieme all’olio di oliva.
In terapia l’olio essenziale delle foglie si usa come stimolante, antisettico e stomachico. Trova impiego nelle industrie dei saponi per toeletta.
Le foglie sono utilizzate come aromatizzante sia fresche che essiccate; per infusione in alcool si ottiene un liquore digestivo.
Tecnica colturale. Predilige posizioni soleggiate e riparate dal vento con sensibilità delle foglie alle basse temperature durante i periodi invernali. Richiede terreno ricco, umido e ben drenato. La moltiplicazione avviene per seme, per polloni o per talea di circa 10 cm, prelevata a tarda estate. La coltivazione viene spesso effettuata adottando la pianta come siepe con la distanza di 100-120 cm sulla fila.
Le foglie si possono raccogliere in ogni stagione, scartando quelle appena spuntate e troppo tenere. Le drupe vanno raccolte quando sono ben mature.
Curiosità. L’alloro era l’albero sacro ad Apollo, dio della musica, della poesia e delle arti in genere. Il mito di Apollo e Dafne, avvenente fanciulla, racconta che Dafne, per sfuggire alle attenzioni del dio, si mise a correre, e quando stava per essere raggiunta, ottenne dalla terra di essere trasformata in alloro (il nome greco dell’alloro era Dafne). Coronava le teste dei grandi battaglieri del passato in quanto emblema di vittoria. A partire dal Medioevo, era tradizione cingere le teste di saggi e studenti diplomati con una corona di alloro carica di bacche, usanza che si è protratta fino ai giorni nostri. Da qui il termine laureato derivante dal latino laureatus che significa “incoronato d’alloro”.
Le foglie, secondo l’uso tradizionale, si usano per preparare i legumi ed insaporire i formaggi. Vengono utilizzate per confezionare i fichi secchi e la liquirizia.